la matita della cover del libro. |
L'uscita del mio primo libro a fumetti ha fatto si che alcuni impiegati della megaditta dove lavoro come portiere, si sono accorti che faccio il fumettista a tempo perso. Tra le domande curiose che mi hanno fatto, tre sono quelle mi hanno colpito di più:
1_se il tuo fumetto costa dieci euro vuol dire che ne guadagni almeno 7/8 euro a copia giusto? A me quanto me lo metti?
2_oggi si fa tutto il computer, tu esattamente che fai?
3_perchè li fai?
Premesso che il mio è un contratto standard, e quindi prendo una percentuale del 8 per cento a copia (su cui poi pagherò le tasse), questo fumetto è disegnato interamente alla vecchia maniera, quindi di digitale c'è poco o niente (giusto il lettering che è un font proprietario ricavato dalla mia scrittura) io sono quello che ha creato la serie, i personaggi e le storie. La terza domanda comunque è la mia preferita.
Sarebbe come chiedere ad un amante della corsa, perchè corre o ad appassionato di fotografia, perchè fa le foto. La risposta è: la passione. Ho sempre amato i fumetti e ho cominciato a seguirli fin da quando ero bambino.
Effepunto a un anno e mezzo. |
Potrei dire che mi hanno salvato la vita. Con il mio carattere introverso e chiuso ero un bambino che dava da pensare ai suoi genitori. Probabilmente si saranno chiesti come mai nelle belle giornate di sole rimanevo nella mia cameretta a leggere invece di uscire come tutti i miei coetanei? In realtà stavo bene e ho vissuto mille avventure con i miei eroi dei fumetti, tanto che a un certo punto ho sentito il bisogno di farli anch'io. I primi risultati furono anche incoraggianti, qualche premio vinto qualche collaborazione a giornali locali, ma non abbastanza da pensare di poter vivere facendo quello.
Ecco perchè per un decennio ho abbandonato completamente i fumetti e mi sono cercato un lavoro "normale". Alla fine del percorso l'ho anche trovato ma il mio fisico mi mandava segnali che il mio cervello voleva ignorare. Ero dimagrito 25 chili e il mio fegato era come quello di un alcolista anonimo, nonostante fossi astemio. La risposta era semplice: non ero felice. Tant'è che la mia dolce metà mi disse: ma perchè non fai più fumetti? Ho capito che dovevo farli per me, anche se non avevo nessuno cui proporli. Sono ripartito da dove mi ero fermato. Ed è stato come se non mi fossi mai fermato. Quindi perchè li faccio? Perchè mi rende felice.
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