UN’ASTRONAVE AUTARCHICA DA FUTURI GIA’ ANTIQUATI
Recensione di Andrea Cantucci
L’associazione Cagliostro E-Press ha già pubblicato in volume la prima stagione della serie di fantascienza “Incrociatore Stellare E. Salgari”, nata in brevi albi digitali sul sito della Cagliostro E-Press e questo secondo tomo ne raccoglie la seconda stagione di dodici episodi più un n°0. È un fumetto realizzato da oltre venti autori che si alternano, diversi per età, esperienze, capacità e scelte stilistiche (la maggior parte dei disegnatori hanno realizzato un episodio di dodici pagine a testa, alcuni scrittori ne hanno sceneggiati due).
I due supervisori, Umberto Sisia per i testi e Andrea Manfredini per i disegni, hanno evitato incoerenze troppo macroscopiche tra i vari episodi fornendo l’uno le trame, elaborate con altri due soggettisti, e l’altro i modelli di astronavi ed elementi scenici. Altri studi preliminari di alcuni personaggi sono stati eseguiti da Luciano Costarelli, disegnatore anche delle ottime copertine dei vari numeri ma non di quella del volume.
Cover Incrociatore Stellare E Salgari-stagione 2 disegno di Alberto Duca |
Si fosse trattato di episodi auto-conclusivi, tale approccio cooperativo poteva avere una riuscita migliore, ma in una lunga storia a puntate come questa è inevitabile che il risultato sia discontinuo nello stile nonché nella qualità, anche per l’alternarsi di ritmi e montaggi diversi senza che ciò sia giustificato da esigenze narrative.
L’impostazione della storia muta del tutto ogni dodici pagine con conseguenze negative sulla comprensibilità del racconto, che risulta farraginoso e contorto, oltre che pieno di stereotipi superati, e l’assenza di riassunti dell’antefatto non aiuta. Vengono in parziale soccorso vari flashback e schede esplicative, ma né gli uni né gli altri chiariscono i motivi del conflitto in corso tra due astronavi di diversi universi paralleli. Che si rappresenti uno dei due equipaggi come fedele e leale, non si sa bene a cosa, e l’altro come malvagio, ribelle e traditore, non chiarisce nulla e risulta troppo semplicistico, se non sottintende addirittura vaghi contenuti reazionari…
È inoltre difficile orientarsi tra tante fisionomie che cambiano aspetto di continuo, la cui identificazione è complicata anche dai doppioni degli universi paralleli e dalle versioni giovanili dei flashback. Questi ultimi si trovano anche in singole pagine sceneggiate da Sisia, che in ognuna tenta di concentrare il passato di un personaggio in poche vignette e frasi, finendo spesso per cadere in toni retorici abbastanza ingenui.
Nonostante la costruzione pretenziosa, la storia risulta più semplice di quanto sembri, ma anche scontata e deludente, concentrandosi quasi esclusivamente su battaglie di cui sfugge il senso. Come suggerisce il nome dell’astronave del titolo, l’intenzione dichiarata era aggiornare i cicli salgariani in chiave fantascientifica, ma tale obiettivo non è raggiunto anche perché, con la ricerca del decimo pianeta e tutto, in realtà ci si è ispirati molto di più a fumetti e cartoni giapponesi, in particolare a quelli di Reiji Matsumoto e specialmente a Uchu Senka Yamato (L’Incrociatore Spaziale Yamato), serie nota da noi nella versione animata come Star Blazers.
Il cyborg Dom Ottavio disegnato da Alberto Bonis |
Da tale ispirazione derivano alcuni innegabili pregi della serie (la rinuncia a un singolo eroe a favore di una storia corale, la narrazione in progress simile a un serial TV o un romanzo, la grafica libera che supera i limiti dei formati italiani, la presenza di molte figure femminili altrettanto rilevanti di quelle maschili), ma anche tutti i suoi difetti tipici dei peggiori manga commerciali (l’ingenua contrapposizione manichea con cattivi esageratamente sadici e crudeli, l’eccessiva enfasi nell’affermare con forza e fin troppa sincerità le emozioni, l’immaturo sentimentalismo adolescenziale in personaggi adulti, la carenza di contenuti profondi nonostante una narrazione complessa, l’attribuire esagerate conseguenze su scala cosmica a banali rapporti individuali).
Inoltre gli eroi salgariani sono spesso di diversi paesi ed etnie e un’astronave della “Federazione Umana del Sistema Solare” dovrebbe avere membri di diverse nazioni e pianeti, invece la Salgari ha un equipaggio di soli italiani o quasi, cosa tanto più assurda oggi che ogni paese è sempre più multietnico. Che in un cosmo in cui l’umanità è finalmente unita, a parte un paio di (malvagi) tedeschi si vedano solo italiani, ricorda i beceri fumetti autarchici allineati alla propaganda fascista, in cui gli italiani erano sempre i soli eroi in qualunque parte del mondo si svolgesse la storia. Li ricorda anche l’ingenuo fastidioso militarismo con cui i protagonisti a volte inneggiano a obiettivi faziosi, come la gloria o la vittoria. E visto che la comandante nemica all’inizio si nasconde dietro un velo in stile arabo, è lecito anche il sospetto di qualche “velata” intenzione xenofoba…
Si è presa l’impostazione di certi serial di fantascienza, con militari del futuro, tagliandone tutti gli elementi progressisti umanitari e accentuando l’aspetto bellicista. Ma il militarismo c’entra poco coi romanzi di Salgari, in cui anche quando gli eroi sono italiani, cosa che non sempre accade, l’autore parteggia più spesso per ribelli e avventurieri che per gerarchie o poteri ufficiali, che di solito diventano invece i nemici da combattere.
Sa d’ingenuo fumetto autarchico anche l’antiquato nome del comandante della Salgari, Elio Fiermonte, più adatto a un eroe medievale che a un uomo del futuro, benché fedele allo stereotipo dell’italiano moro e baffuto. I suoi scontri con la versione parallela di un’ex-congiunta che lo odia, creano poi un conflitto più casalingo che epico, più adatto a una parodia che a una storia seria. Anche il lungo abito di lei con tanto di spada, così come la sua scomposta cattiveria, più che dramma rischiano di generare comicità involontaria.
Tra l’altro il nome della nave nemica, Tir Nan Og, significa Terra Della Gioventù in gaelico e indica una specie di paradiso del folclore irlandese, quindi non calza molto per un covo di “malvagi traditori”, a meno che con ciò gli autori non intendessero attaccare le giovani generazioni che ormai non leggono più Salgari…
Fra i membri dell’equipaggio della Salgari i più strani e ambigui sono il Commodoro Fantasma, un’intelligenza artificiale con le memorie dei passati comandanti della nave, e il sacerdote Dom Ottavio. Questi è riportato in vita e trasformato in cyborg nel solito universo parallelo, ma non sono stati sviluppati granché i paradossi impliciti in una tale resurrezione, che di punto in bianco ha tramutato un prete in una macchina assassina.
Comunque, a parte tutte le riserve sui contenuti, alcuni autori hanno delle qualità. I migliori sceneggiatori sono i co-soggettisti Paolo Buscaglino Strambio e Stefano Bonazzi. Il primo, esperto di manga, monta scene e dialoghi in modo dinamico e serrato con pochi testi stringati ed essenziali. Il secondo, più legato a modelli italiani, compone scene con dialoghi chiari e scorrevoli. Gli altri scrittori, supervisore compreso, sembrano avere ancora qualcosa da imparare su come raccontare una storia in modo leggibile e coinvolgente.
Il disegnatore più originale, espressivo ed efficace è Davide Emanueli, il cui stile si basa su sapienti contrasti netti, mentre i disegni più accurati sono le copertine disegnate da Luciano Costarelli e colorate da Simone Daraghiati. La precisione con cui, dall’una all’altra, muovono gli elementi sullo sfondo dimostra se non altro che potrebbero lavorare nel cinema d’animazione e ribadisce i legami coi cartoni nipponici. Costarelli se la cava bene pure nel disegnare l’episodio a lui affidato, con uno stile vicino al fumetto italiano tradizionale.
Sono a livelli tecnici altrettanto validi il curatore grafico Andrea Manfredini, che passa da precisi disegni al tratto nelle scene in tempo reale a un ottimo uso delle sole mezzetinte nei flashback, l’essenziale Mirko di Noia, che supplisce con elaborati chiaroscuri a retini alla sua relativa avarizia di dettagli e di spessore nei contorni, e Roberto De Angelis (omonimo di un noto disegnatore di Nathan Never), uno dei più completi pur con qualche incertezza nelle composizioni di gruppo. Non sono disprezzabili neanche i disegni di Alberto Bonis, efficace nelle figure intere e dinamico nelle scene d’azione ma meno preciso nei volti, o di Cristian Polizzi, che disegna degli italiani simili a giapponesi e abbonda con dettagli, tratteggi e posizioni esasperate.
Tra gli altri disegnatori, a cui va comunque riconosciuto tutto l’impegno dimostrato, alcuni paiono più a loro agio coi disegni di elementi meccanici e tecnici che con le figure umane, anche perché hanno uno stile meno realistico e quindi un po’ meno adatto a una serie come questa. Altri invece riescono meglio nei primi piani o nei dettagli, senza riuscire a esprimere una padronanza completa proprio in tutti gli aspetti del disegno.
In conclusione, pur vantando qualche pagina notevole, “Incrociatore Stellare E. Salgari” è una serie su un futuro che sa di già visto e con nuovi mondi un po’ troppo reazionari. Eppure nonostante ciò, o forse proprio per questo, vorrebbe far riconciliare i nostalgici degli anni ’30 (e forse della stupida autarchia d’allora) con gli odierni appassionati di manga, riunire chi viaggiò a bordo di volumi e albi firmati Salgari con chi abita la Terra della Gioventù di oggi... ma nonostante l’alleanza italo-nipponica di quasi ottant’anni fa, è più probabile che, come le due astronavi del fumetto, anche questi due universi rimangano separati e inconciliabili.
Il capo Nestor Cano e sua moglie da giovani disegnati da Francesca Simoni |
Andrea Cantucci
Titolo: INCROCIATORE STELLARE “E. SALGARI” – STAGIONE DUE
Testi e disegni: Autori Vari
Formato: 220 pag. in bianco e nero
Editore: Cagliostro E-Press
Data di uscita: Ottobre 2017
Prezzo: € 15,90
P.s. In seguito a critiche ricevute dopo la pubblicazione di questa recensione l'autore del pezzo ci tiene a precisare che:
Ogni critica è sempre molto soggettiva. Capisco che sia più facile dentro di sé cercare di delegittimare l'autore di una recensione che mettersi in discussione e tenere conto delle critiche ricevute. Ma poiché a mio parere ogni lettore ha il diritto di fare critiche, non ritengo di dover dimostrare la mia competenza elencando le mie modeste attività nel settore. Non avrei comunque difficoltà ad ammettere che, per motivi di sintesi, questa recensione possa non essermi riuscita particolarmente bene rispetto ad altre che ho scritto e che l'indubbio impegno degli autori avrebbe meritato anche un maggiore approfondimento e analisi.
Sono stato abbastanza severo verso questo volume anche perché vi ho visto delle potenzialità sprecate. Credo che molti autori coinvolti potrebbero davvero fare cose ottime e di qualità, ma non credo che il modo migliore per aiutarli a realizzarle sia fingere che la storia a cui hanno collaborato non abbia punti deboli (forse chi ci lavora dall’interno non si accorge di quanti passaggi poco chiari e poco verosimili contiene... se vi dovesse interessare, sarei anche disponibile a farvene un elenco dettagliato).
Rinnovo quindi i miei complimenti soprattutto ai disegnatori che ho citato nell'articolo e auguro anche a tutti gli altri di riuscire a progredire sempre di più, senza adagiarsi in facili autocompiacimenti, non solo da un punto di vista professionale ma anche artistico e culturale, insomma in tutti i sensi...
Andrea Cantucci