giovedì 31 dicembre 2020

I GRANDI COMICI DEI COMICS (I) - QUINO, UN IMMORTALE UMORISTA UMANISTA, Seconda parte (1964-1973): Grandi speranze di una piccola contestatrice

 

Vite e opere dei maestri dell’umorismo disegnato 

a cura di Andrea Cantucci




“Quando ho inventato Mafalda, erano anni in cui sembrava che il mondo stesse per cambiare.


Non solo non è cambiato niente, ma tutto è peggiorato tantissimo.”

Quino, da un’intervista del 1994 

Autoritratto di Quino che disegna Mafalda



Nel 1964 tre strisce di prova di “Mafalda”, ideate da Quino senza fortuna l’anno precedente per un’agenzia pubblicitaria (come visto nella prima parte), escono sulla testata “Gregorio”, un supplemento umoristico della rivista “Leoplán” diretto da Miguel Brascó, il collega cartoonist che ha fatto da tramite tra l’agenzia e Quino. 

esempio di striscia di prova di Mafalda su Leoplàn (1964)

Lo stesso anno, il più importante settimanale argentino d’informazione di allora, “Primera Plana”, chiede a Quino una collaborazione che sia “satirica, ma non la solita vignetta” e lui ricicla l’idea di quella striscia, rivedendo l’aspetto dei personaggi e concentrandosi sulla bambina titolare della serie. Stavolta la proposta è accettata e le prime due strisce della produzione regolare escono il 29 settembre 1964. Mafalda appare sulla rivista al ritmo di due strip a numero fino al 9 marzo 1965, per poi interrompersi per una controversia legale. 

la prima striscia di Mafalda su Primera Plana (1964)

Questo primo breve ciclo ricorda fin troppo i “Peanuts” di Schulz, sia nell’aspetto grafico che nello stile delle battute, con una Mafalda un po’ arcigna simile alla scorbutica Lucy Van Pelt. Forse per questo Quino lo vede come un periodo di rodaggio e non lo includerà nelle raccolte in volume, benché vi esordiscano fin dall’inizio i genitori piccolo-borghesi di Mafalda, seguiti a inizio 1965 dal suo distratto e svogliato amico Felipe. 

Mafalda e la pigrizia congenita di Felipe (1965)

È dal 15 marzo 1965, col passaggio da “Primera Plana” al quotidiano “El Mundo” di Buenos Aires, che inizia la produzione di Mafalda oggi famosa in tutto mondo, di cui su questa testata escono a ritmo giornaliero sei strisce alla settimana per quasi tre anni. Dopo una decina di giorni appare un altro amico di Mafalda, Manuel Goreiro, detto Manolito, un piccolo aspirante capitalista, per molti versi ottuso ma dotato di senso pratico. 

Mafalda gioca al governo (1965)

In una dozzina tra le prime strisce, Mafalda e i suoi amici Felipe e Manolito giocano al governo, con allusioni politiche evidenti, e almeno metà di esse (tra cui una in cui Mafalda accenna a certi “colonnelli”…) saranno poi escluse dalla numerazione ufficiale e dalle ristampe in volume… e non sono le sole a essere accantonate. 

Mafalda ha per amica la superficiale Susanita (1965)

Dopo tre mesi si aggiunge ai comprimari la superficiale e conservatrice Susana Chirusi, detta Susanita, e a inizio 1966 il sensibile Miguel Pitti, detto Miguelito, un bambino d’origine italiana conosciuto al mare durante l’estate, che nelle strisce di Mafalda segue il Capodanno poiché in Sud-America cade tra gennaio e marzo. 

Mafalda incontra Miguelito (1966)

Mafalda mette in discussione, con candore e arguzia, le ipocrisie e le ingiustizie su cui si basa la società degli adulti, ovvero le contraddizioni dell’egoistico mondo capitalista che la circonda. Critica sia l’eccessivo divario tra ricchi e poveri che i regimi dittatoriali d’ogni colore, due mali particolarmente sentiti nel suo paese. 

Mafalda preoccupata per il mondo (1966)

I fumetti di questa bambina, che fa domande scomode su tutto e non esita a farsi sentire, sono presto ripresi anche da molti quotidiani di altre città e iniziano a diffondersi a livello nazionale. La serie si svolge in una cittadina argentina in cui può riconoscersi qualunque paese latino e le idee sono ispirate “dai giornali, dalle pagine di politica e di costume”, ma anche dalle esperienze di un autore dotato di notevole auto-ironia. 

Mafalda sfegatata fan dei Beatles (1966)

La praticità affaristica di Manolito (garzone nella drogheria di suo padre don Manolo) può essere ispirata al padre di Quino, che era impiegato di commercio. Infatti è il personaggio che l’autore ama di più insieme al poetico Miguelito. L’insofferenza verso la scuola del sognatore Felipe, timidissimo con le belle ragazze, deriva certo dalle angosce d’infanzia vissute da Quino. E appartiene a lui anche la passione per i Beatles di Mafalda e i suoi amici, tranne il reazionario Manolito, perché “allora rappresentavano una speranza di cambiamento”. 

Mafalda si cura del mondo nel suo primo libro (Argentina,1966)


Intanto un piccolo editore di Buenos Aires, Jorge Álvarez, gli propone di raccogliere in volumi le strisce di Mafalda e la prima edizione di 5000 copie del primo libro, uscito a fine 1966, va esaurita in due settimane. Seguiranno altri 9 volumi che, in una decina d’anni, venderanno in totale qualcosa come 5 milioni di copie. 

Mafalda si dà al canto di protesta (1968)

Ma i contenuti progressisti della strip (pacifismo e antimilitarismo, antifascismo e giustizia sociale, ecologia e femminismo…) sostenuti da Mafalda, che ogni giorno spera che il mondo cambi in meglio, se possono essere espressi in modo esplicito sulle situazioni internazionali, non possono esserlo altrettanto sulla politica interna. 

Mafalda si oppone all'imposizione della minestra (1969)

Soprattutto dopo il golpe militare del 1966, su certe cose in Argentina non si può scherzare e Quino deve auto-censurarsi. Ma il suo disgusto per la situazione politica del paese è rappresentato dalla minestra odiata da Mafalda, che anche lui rifiutava da piccolo e che, come dichiarerà poi, “è metafora del militarismo”. 

piccoli propositi di Mafalda per il 1969

A un certo punto, i genitori di Mafalda le annunciano la prossima nascita di un fratellino, ma prima del lieto evento, il 22 dicembre 1967 il quotidiano “El Mundo” chiude per fallimento. Quino concede quindi l’esclusiva della sua striscia a un’altra testata, il popolare settimanale “Siete Días Ilustrados”, che pubblicava già le sue tavole autoconclusive e che, dal 2 giugno 1968, ospita in ogni numero anche quattro strisce di Mafalda. 

primo moto di ribellione del fratellino di Mafalda (1969)

La serie è ormai un grande successo e esce anche su giornali di altri stati sudamericani (ma sarà vietata nel Cile oppresso dal fascismo di Pinochet, così come nella Bolivia di Barrientos). Intanto, mentre la strip non era pubblicata, è nato il fratellino di Mafalda, Guille (diminutivo di Guillermo, ribattezzato in Italia Nando), che Quino introduce neonato nel nuovo corso ed è l’occasione per ironizzare sui conflitti generazionali del 1968. 

primo volume italiano di Mafalda (1969)

Quell’anno l’Italia è il primo paese europeo, e l’italiano la prima lingua, in cui la serie è tradotta, quando una trentina di strisce sono incluse col titolo “Mafalda la Contestataria” in un’antologia di testi e disegni umoristici di Feltrinelli, “Il Libro dei Bambini Terribili per Adulti Masochisti”, a cura di Marcelo Ravoni e Valerio Riva. 

primo volume italiano in cui appare Libertad (1972)

Umberto Eco, folgorato dal personaggio, chiede a Bompiani di acquistarne i diritti e nel 1969 ne cura il primo libro in italiano, che è anche il primo in Europa, mantenendo come titolo “Mafalda la Contestataria” e definendola nell’introduzione “un eroe del nostro tempo”. Dall’anno seguente Mafalda esce ogni giorno su “Paese Sera”, mentre la Bompiani ne prosegue l’edizione italiana in volumi, sempre tradotti da Marcelo Ravoni. In pochi anni le sue strisce appaiono su molti altri quotidiani e periodici italiani, da “Il Giorno” a “Il Messaggero”, da “Tempo” a “Grazia”, da “Segretissimo” a una consistente presenza sulla rivista “Il Mago”. 

principi dell'uguaglianza secondo Libertad (1971)

Al cast della strip si aggiunge nel 1970 un ultimo personaggio, la piccola Libertad (Libertà), la cui minuscola statura è la chiara metafora di quanta libertà ci sia e che, figlia di genitori di sinistra, mette tutti in imbarazzo ripetendo con disincantato candore le idee socialiste ascoltate in famiglia, soprattutto dal suo papà. Col suo nome emblematico è il personaggio più intellettuale e aggressivo, portatrice di precisi ideali politici e utopie. 

sigla dei primi cartoni animati di Mafalda (1973)

Tra 1970 e ‘72 Mafalda inizia a essere pubblicata anche in Spagna (dov’è vietata ai minori dal regime fascista di Francisco Franco), in Portogallo, in Brasile, in Australia, Israele, Francia, Scandinavia e Germania… e inizia la produzione europea di merchandising coi personaggi della serie su poster, quaderni, biglietti d’auguri… 

ultima striscia di Mafalda (25 giugno 1973)

Intanto, dopo anni di resistenze, Quino si accorda con la Daniel Mallo Producciones di Buenos Aires per la realizzazione di una serie di cartoni animati a colori di Mafalda diretti da Jorge Martin, in arte Catù: 206 corti di un minuto, ognuno liberamente ispirato a una striscia, trasmessi dalla TV argentina dal 1973 (in Italia sul Primo Canale RAI dal 1974) e poi rimontati raggruppati per temi nel 1977, come 52 cartoni di 5 minuti l’uno. 

una completa prima serie dei libri di Mafalda (Argentina 1966-74)

Proprio in questo periodo, quando ha raggiunto un enorme successo internazionale, il 25 giugno 1973 Quino pubblica l’ultima striscia di Mafalda e smette di realizzarla, perché ormai stanco “di disegnare sempre gli stessi personaggi” e “di continuare a ripetere che il mondo funziona male…”, ovvero stressato dalla routine. 

una Mafalda circondata da bambini di tutto il mondo

Alla fine l’intera serie di Mafalda è composta da 2014 strisce, di cui 1929 raccolte in 10 volumetti editi in Argentina tra il 1966 e il 1974 da Jorge Álvarez e da Ediciones de La Flor, a cui si aggiungerà nel 1989 il volume “Mafalda Inédita”, con le strisce che in precedenza erano state accantonate. 

una scoperta sempre attuale sul cambiamento (1973)

Ma anche senza delle nuove strip, l’affetto per lei dei lettori di ogni paese non verrà mai meno. Le sue strisce saranno tradotte in oltre trenta lingue e i suoi cartoni animati, di cui vent’anni sarà prodotta una seconda serie, verranno trasmessi dalle TV di una ventina di paesi. Il fatto è che, poiché il mondo continua ad andare malissimo, è inevitabile che Mafalda rimanga sempre un fumetto di grandissima attualità. 

una vignetta di Mafalda su come va il mondo

Abbandonata Mafalda, Quino si concentra sulla sua produzione di vignette e tavole più libere e fantasiose, in cui dalla fine degli anni ‘60 introduce la parola e un maggiore uso di sequenze a fumetti. La seconda raccolta in volume, a inizio anni ’70, ha in Argentina un successo eccezionale e ne seguiranno molte altre, in cui l’autore continuerà a evidenziare e ridicolizzare, con la consueta acutezza, tutto ciò che non va nel mondo… 






(continua nella terza parte) 

Qui trovi la prima parte



martedì 24 novembre 2020

I GRANDI COMICI DEI COMICS (I) - QUINO, UN IMMORTALE UMORISTA UMANISTA, Prima parte (1932-1963): Talenti e angosce precoci di un giovane argentino

Vite e opere dei maestri dell’umorismo disegnato 

a cura di Andrea Cantucci

Sono giorni in cui, per noti e tristi motivi, c'è bisogno di riuscire a sorridere, anche di fronte ad avversità che colpiscono da ogni parte. Sui ceti più deboli “piovono pietre”, si diceva 30 anni fa in un omonimo film di Ken Loach, e oggi è ancora più vero. Vogliamo quindi inaugurare con questo articolo delle note in libertà dedicate ai grandi autori di quei fumetti, strisce e vignette che, anche nei momenti peggiori, possono tirarci un po’ su di morale e la cui lettura è sempre consigliata, oggi che molte loro gag sono anche reperibili su internet. 

E non possiamo che cominciare da un maestro di poesia grafica e impegno civile recentemente scomparso… 
Autoritratto di Quino



“Il mio rapporto con il mondo è di sofferenza perché tutto ciò che vi accade è orrendo.”

Quino


Joaquín Salvador Lavado Tejón nasce in Argentina ai piedi delle Ande e per l’esattezza a Guaymallén, nella provincia di Mendoza, il 17 Luglio 1932, terzo di tre fratelli, da genitori spagnoli emigrati nel 1919 dall’Andalusia e pare gli Andalusi siano noti per il carattere tragico e l’umorismo nero. I suoi sono anticlericali e repubblicani (termine che nella Spagna d’allora indica i progressisti contrapposti ai nazionalisti monarchici e non ha nulla a che fare con i repubblicani statunitensi di oggi), cresce così in un ambiente che l’incoraggia a mettere in discussione ogni forma di autoritarismo e ad analizzare sempre i motivi delle ingiustizie. 

Comica nascita in una vignetta di Quino

Gli è stato dato lo stesso nome dello zio materno Joaquín Tejón, pittore e grafico pubblicitario, e per non confonderli in famiglia lo chiamano prima Joaquincito, poi Joaquino, e infine Quino. Quando ha tre anni, una sera in cui i suoi genitori vanno al cinema, è affidato insieme ai suoi fratelli proprio a questo zio artista che, per divertire i nipoti, si mette a disegnare con loro, trascorrendo in questo modo l’intera serata. Da quel momento il piccolo Quino sente che disegnerà per tutta la vita e scopre così la sua irresistibile vocazione. Soprattutto per un bimbo piccolo, e quindi ancora soggetto a molte restrizioni familiari, il semplice atto di disegnare è infatti uno dei primi e più entusiasmanti spazi di libertà che si possano sperimentare… 
Disegnare come atto di libertà

Dopo le scuole primarie, in cui è studente né bravo né cattivo, ma che lo hanno “veramente angosciato”, nel 1945 muore sua madre e lo stesso anno si iscrive alla Scuola di Belle Arti di Mendoza. Nel 1948 muore suo padre e nel 1949 Joaquín, “stufo di disegnare anfore e gessi”, lascia la scuola d’arte per tentare la carriera del cartoonist, anche perché ha bisogno di lavorare, essendo ora la famiglia mantenuta dal fratello maggiore. 
Disegnare come difesa dal mondo

L’accumularsi nella vita di Quino di questi elementi di angoscia, dovuti a esperienze passate o alla paura del futuro ma sempre provenienti dall’esterno, in cui la scomparsa di entrambi i genitori quand’è ancora ragazzo ha certo una parte, farà sì che i suoi disegni assumano sotto molti aspetti le caratteristiche di una difesa dal mondo, ma anche di un modo personale per evidenziarne e affrontarne gli aspetti negativi più minacciosi, attraverso l’arma di un’ironia surreale che li stravolge, mostrandone i lati ridicoli e quindi ridimensionandoli. 
Il colloquio con l'editore in una tavola di Quino

Poco dopo aver lasciato la scuola d’arte, disegna il suo primo fumetto, ancora dilettantesco, per la pubblicità di un negozio di stoffe, e nel 1951 si trasferisce a Buenos Aires per sottoporre le sue vignette ai giornali e alle riviste della capitale, ma riceve solo rifiuti. Quando, essendo infine rimasto senza soldi, si vede costretto a ritornare a Mendoza, ha anche un ulteriore motivo per sentirsi “angosciato”… deve andare, come tutti i suoi concittadini, a fare il servizio militare. E dato il costante antimilitarismo che poi permeerà tutta la sua futura opera grafica, è probabile che questa per lui non sia stata un’esperienza particolarmente felice… 
Il costante antimilitarismo di Quino

Nell’Argentina di quegli anni, in cui si avvicendano colpi di stato autoritari da parte dell’esercito, il fatto di “essere cresciuto con i militari”, in un clima di paure e auto-censure, è un altro valido motivo per rendere Quino contrario a ogni forma di militarismo… come si potrà vedere già in alcune delle sue vignette giovanili. 
Il pensiero angosciante in Quino

Finito il periodo di leva, nel 1953 ci riprova e torna a Buenos Aires, ma stavolta decide che, se tutti i periodici dell’elenco che ha stilato rifiutassero di nuovo la sua collaborazione, lascerà perdere e si troverà un impiego normale. Mentre si avvicina alla fine della lista, la storia pare ripetersi identica, “ma con più angoscia ancora” da parte sua. Nessun editore sembra interessato. Ma poi, dalla redazione dell’ultima rivista del suo elenco, il settimanale politico “Esto Es”, lo richiamano chiedendogli una pagina fissa di vignette mute su ogni numero. 
La candida antiretorica di Quino

L’uscita della sua prima pagina, il 9 novembre 1954, è “il momento più felice” della sua vita e, per oltre una decina d’anni, il suo lavoro continuerà a essere caratterizzato dall’assenza di parole, adeguandosi in questo allo stile maggiormente diffuso nelle vignette internazionali di allora. È ovvio che, se non ci sono testi, non c’è bisogno di traduzioni o adattamenti e ciò automaticamente rende le immagini universali ovunque… 
La dissacrante fantasia di Quino

Il segno di Quino, agli inizi, è ancora piuttosto acerbo e, per qualche tempo, non sarà ancora in grado di mantenersi con i suoi disegni. Ma fortunatamente in questo periodo ha la possibilità di conoscere anche altri importanti cartoonist e soprattutto di frequentare il disegnatore Di Vito, un professionista di evidente origine italiana a cui sottopone periodicamente il proprio lavoro, ricevendo da lui preziosi consigli e incoraggiamenti. 
La dittatura smascherata da Quino

Già tra le sue vignette dei primi tempi, oltre a semplici gag e nonsense innocui, si cominciano a intravedere pian piano temi e contenuti potenzialmente impegnati o introspettivi che col tempo avranno un peso sempre maggiore nella sua produzione. Dal candore con cui mette in ridicolo ogni retorica e arroganza delle autorità e della cultura ufficiale, esercito e clero compresi, alle fantasie surreali più allusive e vagamente dissacranti, anche se dalla carica satirica ancora appena accennata. Eppure in alcuni casi, con lucidità e sintesi grafica, già smaschera certe ipocrisie della società, come quelle delle dittature militari che si fingono pacifiche, o di un cinico sistema capitalistico in cui il fortunato successo dell’uno comporta i tragici fallimenti di altri. 

La doppia faccia del capitalismo secondo Quino

Nel giro di pochi anni riesce a vivere di collaborazioni varie con importanti riviste a vasta diffusione, tanto che nel 1960 può sposarsi con Alicia Colombo, una ragazza laureata in chimica e nipote di immigrati italiani (non è per nulla strano che il giovane Quino incontri spesso degli italiani, poiché tuttora l’Argentina ha quasi un milione e mezzo di abitanti d’origine italiana, a seguito delle massicce immigrazioni di inizio XX secolo). 

La famiglia della sposa in una vignetta di Quino

Nel 1962 allestisce la sua prima mostra personale in una libreria di Buenos Aires ed è già considerato uno dei migliori disegnatori umoristici argentini quando, nel 1963, pubblica la sua prima raccolta di vignette. Il titolo “Mundo Quino” richiama il documentario italiano “Mondo Cane”, di Gualtiero Jacopetti e altri registi, uscito due anni prima con un grande successo internazionale per l’allora scandalosa violenza esplicita dei contenuti. 

La prima edizione argentina di Mundo Quino (1963)


Anche se con dei toni di gran lunga più leggeri e decisamente più divertenti, molti tra i disegni di Quino sono infatti una reazione alla sua visione pessimistica di un mondo ancora non abbastanza a misura d’uomo, alle sue paure dovute anche all’essere cresciuto in un paese del Sud-America spesso controllato dai militari, sono insomma una pacifica e sottile protesta personale contro le continue angosce di vivere di cui sopra… 
La radicale visione pessimista di Quino


Anche se il suo stile non ha ancora tutta la poetica raffinatezza e meticolosa precisione che l’autore saprà dimostrare in futuro, questo suo primo volume ha un buon successo immediato, è poi ristampato più volte da editori in lingua spagnola e in seguito pubblicato anche in Italia (da Bompiani, nel 1970) e in Germania. 
La strisciante paura di tutto in Quino


L’introduzione è scritta dal collega disegnatore Miguel Brascó che, sempre nel 1963, gli passa un incarico che lui non sente nelle proprie corde. L’agenzia Agnes Publicidad di Buenos Aires vuole “una striscia comica che deve servire come pubblicità ‘mascherata’ a una ditta di elettrodomestici. Protagonista deve essere una tipica famiglia del ceto medio e il personaggio principale deve avere un nome che suoni come Mansfield, così si chiama la ditta.” Soprattutto deve contenere una M seguita da una A, le lettere che ne formano il marchio, e la striscia dovrebbe essere una via di mezzo tra “Blondie” di Chic Young e “Peanuts” di Charles Schulz. 

La versione italiana di Mondo Quino (1970)


Quino, che non ha mai realizzato prima una strip a fumetti, segue diligentemente le istruzioni e imposta le gag di prova su una coppia con due figli, tra cui una bambina di nome “Mafalda”. Ma alla fine il cliente e l’agenzia rifiutano il suo progetto, che quindi viene archiviato dall’autore… almeno per il momento. 

Le ipocrisie familiari e religiose in Quino




(continua nella seconda parte)



NOTA: Le parti del testo che sono tra virgolette, sono tratte da delle interviste a Quino

mercoledì 14 ottobre 2020

SBAM! COMICS 51 ONLINE



È uscito in rete il numero 51 di Sbam! Comics, la rivista a fumetti sui fumetti scaricabile gratuitamente dal sito dell'editore con un numero dalla doppia copertina e dal sommario ricchissimo!

COVER STORY
La Genesi rivisitata con garbo e ironia in tavole autoconclusive, divertenti e ottimamente disegnate: è Beato diario, l’opera prima di Andrea Elmetti e Massimiliano Mentuccia, proposta in anteprima nei campfire di Lucca e poi in libreria e fumetteria.

FUMETTO DI GRUPPO
Un notevole esempio di fumetto collettivo: ben 55 autori insieme per questo (scombinatissimo!) graphic novel dedicato alla tragedia del Covid. La parola a Gianni Allegra e Dario Di Simone, rispettivamente ideatore e coordinatore del progetto Non sono stato io!

GRANDI MAESTRI
Pier Luigi Sangalli fu una delle colonne delle leggendarie Edizioni Bianconi, quelle che tra gli anni Sessanta e Novanta inondarono le edicole dei “giornaletti” contesi da legioni di giovani lettori. Alcuni dei piccoli eroi del maestro monzese tornano nel volume-raccolta Orpolina!. E a proposito di grandi autori: Moreno Burattini ricorda sua maestà Carl Barks.

BENVENUTI NEL GERVASIOVERSO
Lunga intervista al valoroso Marco Gervasio, autore completo di punta della Casa di Topolino e creatore di un vero e proprio “sotto-universo” disneyano, sulle tracce della storia passata, presente e futura di Paperinik.

FUMETTO DIGITALE
Prankster Comics è la prima casa editrice italiana a sbarcare su Toomics, la grande piattaforma coreana di fumetti online, da poco giunta nel Belpaese. Un modo nuovo di leggere i fumetti in digitale, che potrebbe portare sviluppi interessanti per la Nona Arte. Il parere di Renato Umberto Ruffino. 

REVIEWS E ALTRO
Il Museo Wow di Milano ripercorre la storia dei primi 80 anni della Marvel con una sontuosa mostra. Cinema: in attesa dell’arrivo del nuovo Batman di celluloide, ricordiamo tutti i predecessori di Robert Pattinson. I consigli di lettura di Moreno Burattini e di Paolo Pizzato. Inoltre, Inoltre, poderosi assaggi delle novità dei nostri Sbam! Libri, con una selezione delle tavole di Beato diario (di Elmetti e Mentuccia) e una storia completa del fantasma Eugenio del grande Pier Luigi Sangalli.




ALTRI FUMETTI
Il nostro consueto, sontuoso mucchio di strip, tra SPQR, Rapa&Nui, Gatto Pepè, PV e Tarlo. Ancora una puntata dello Zio Dragoou di Ugo D’Orazio. La storia breve di Lorenzo Maione. L’ultima puntata dell’omaggio a Stephen King orchestrato da Croce-Pugliese-Siliberti-DeFlorio. L’umorismo dei Flippies (di Pieri & Crix), dei Chinson (di Mario Airaghi) e di Flauer (di Michele Carminati).

Tutto questo e molto altro su Sbam! Comics 51.

lunedì 28 settembre 2020

IL GRANDE INCUBO DI LUCIANO

La maggior parte delle persone che segue un autore, in qualunque campo esso operi, si accontenta di una firma sul suo libro oppure di una foto con l'autore durante un incontro con il pubblico, se ha fortuna. Qualche anno fa in occasione del compleanno del mio amico e bravo autore (non solo di fumetti) Luciano Costarelli, ho immaginato che a fargli gli auguri sia qualcosa di più di una semplice fan, una tipa che avuto chissà come il suo numero di cellulare e lo chiama continuamente. Una stolker insomma. Visto che la prima striscia è piaciuta a Luciano, la cosa si è ripetuta nei compleanni successivi, fino ai giorni nostri. Adesso sembra che la tipa in questione abbia ricevuto un'ordinanza restrittiva che non dovrebbe permettergli più di avvicinarsi o telefonare a big Luciano. Ma sarà sufficiente per fermarla?








































martedì 25 agosto 2020

CASA UILLER

Parte oggi su Dime Web la mia nuova serie umoristica: CASA UILLER. Questa la presentazione sul sito:
Realizzare strisce a fumetti partendo da statuine o action figures non è certo un'idea originale. A differenza però degli incontri impossibili di Moreno Burattini o di Federico Burroni, tanto per citare due esempi, per "Dime Web - Quaderni bonelliani" ho pensato di usare i la replica dei pupazzi realizzati dalla Mego nel 1974 con l'etichetta Baravelli; nasce così la serie "Casa Uiller", che gli amici Ceri & Manetti hanno accettato con entusiasmo. A proposito della Mego è tornata in attività nel 2018 dopo oltre 30 anni di fermo, realizzando nuovi set da collezione. Buon divertimento!

Uiller, il protagonista che dà il nome alla serie e, sotto, il suo socio.