sabato 31 luglio 2021

FILIPPO PIERI: 25 ANNI DA FUMETTARO Prima o poi, si riuscirà a farlo smettere…?

Un’introduzione informale di Andrea Cantucci


Matteo Piccinini e Filippo Pieri
                                       

Il caro amico Filippo Pieri, che conosco ormai da circa 30 anni senza esser riuscito a evitare di frequentarlo, ha deciso di far sapere a tutti che comincia ad avere una certa età, e che il suo impegno come ideatore e scrittore di fumetti risale ormai ufficialmente a 25 anni fa, essendo nel 1996 che gli furono pubblicate, su un periodico delle nostre parti le prime strip da lui scritte, che era riuscito a far disegnare da Matteo Piccinini (di certo a seguito di qualche turpe, innominabile ricatto), mentre poco dopo si piazzò in un’ottima posizione nell’allora celebre concorso di Prato per fumettisti esordienti, con la sua prima storia di Sambukan, “Gli Sfigati della Malesia”, una parodia dei pirati salgariani disegnata da Tommaso Ferretti (e la cocente invidia che provai a quella notizia mi ha sempre fatto immaginare chissà quali truffaldine manovre sottobanco da parte dei due biechi individui, che infatti nella loro storia esaltavano le gesta di amorali criminali recidivi…).
Pagina tratta dal libro con i Sogni dei bonelliani di Ferretti & Pieri (inediti)


Però, almeno come anzianità di servizio da fumettaro, io batto Filippo, anche se di un solo anno, essendo riuscito a far pubblicare nel 1995, su una rivista edita a Firenze, una serie di strisce scritte e disegnate da me. All’epoca m’illudevo anche d’essere un po’ più professionale di lui, avendo insistito fermamente per essere pagato, ma dopo una prima rata, che evidentemente doveva fare da esca, fui biecamente truffato dall’editore che a un certo punto preferì fallire, pur di non pagare proprio nulla ai suoi ingenui collaboratori.
Pagina tratta dal libro con Sambukan e i pirati della Magnesia di Pieri & Kant

Tutto ciò per dire che sono stato testimone di tutta la carriera di questo, ormai non troppo giovane, ragazzo. Tra la fine di un millennio e l’inizio del successivo, avevamo anche collaborato entrambi a un effimero giornale umoristico fiorentino, su cui tra l’altro venne pubblicata qualche strip presente anche in questo libro.  
E devo dire che non posso fare a meno di ammirare la caparbietà e la determinazione (nonché l’incosciente sprezzo del ridicolo), con cui Filippo ha deciso, visto che non ci pensava nessun altro, di auto-celebrarsi producendosi da solo una piccola, scherzosa antologia con “il meglio e il peggio” della propria produzione, in un libretto dal titolo “Non Volevo Fare il Pompiere (ma il Fumettaro)”. Non so se io ne avrei avuto il coraggio.
Si potrebbe ovviamente discutere su quali cose rientrino tra “il meglio” e quali tra “il peggio”, ma siccome la selezione l’ha fatta l’autore e se l’è pure auto-prodotta, nessuno gli può dire niente, e da parte sua è stata in effetti una grande mossa annunciare in partenza che c’era anche “il peggio”, così da prevenire ogni critica.
Pagina tratta dal libro con Battista il Collezionista di Burattini/Pieri & Kant


Naturalmente non ha resistito a inserire anche cose che non era riuscito a pubblicare prima, così come quelle ancora un po’ vaghe nei contenuti pubblicate agli inizi della sua avventura tra le nuvolette. Ma non è detto che il “peggio” sia quello (infatti la saggezza popolare dice, da sempre, che “il peggio deve ancora venire”…).
Mettendo da parte i soliti eterni dubbi, della serie “chissà se in futuro ci sentiremo minimamente fieri o se ci vergogneremo per sempre d’aver fatto insieme questa roba”, dirò che mi fa piacere ci siano anche un paio di cose che gli ho disegnato io sotto lo pseudonimo di Kant, quasi al posto d’onore, come 2° e 3° capitolo.
Sono un episodio di “Battista il Collezionista”, il primo personaggio creato da Moreno Burattini quand’era un semplice fanzinaro, e uno de “I Pirati della Magnesia”, la serie nota anche come “Sambukan” creata da Filippo e disegnata da Tommaso Ferretti. Mi rendo conto così, in questo momento, che io e Filippo non abbiamo creato insieme poi molte cose nuove, ma mi ha chiesto di collaborare molto spesso a quelle create o abbozzate in precedenza da altri (sospetto per non doversi preoccupare che accampassi poi pretese sui diritti d’autore).
Pagina tratta dal libro con @Prenderlo nel Baugigi di Ferretti & Pieri

                           
Il fatto comunque che le storie da me disegnate, sulle quali ogni giudizio spetta naturalmente agli altri, siano state da lui selezionate, mi fa immaginare di aver dato anch’io qualche piccolo contribuito alla carriera di cotanto autore, sperando che rientrino tra “il meglio” e non tra “il peggio” a cui si accenna in copertina.
Tra l’altro, le mie sono le sole vere e proprie storie e fumetti del libro, poiché le altre, disegnate da Ferretti, Cryx e Piccinini, appartengono di più al genere delle vignette singole, o delle strip o tavole autoconclusive.
Sarò comunque in eterno invidioso del fatto che in questo, che un giorno potrebbe essere considerato come un volume fondamentale, alle opere da me disegnate siano state dedicate appena 18 pagine, mentre quelle disegnate dal Ferretti occupano ben… 19 pagine, di cui 10 sono per giunta costituite da battute inedite (!).
Pagina tratta dal libro con Meglio l'ergastolo di Piccinini & Pieri


Ma la caratteristica più peculiare del libretto è un’altra. Un mio piccolo contributo è stato infatti anche l’avervi scritto non una, ma due delle varie introduzioni interne (il ché porta il totale delle pagine con la mia firma a 25… beccati questa, Ferretti!). Infatti, poiché ogni breve capitolo, dedicato a una diversa creazione della mente di Filippo, è preceduto da un’introduzione (scritta da chi l’aveva pubblicata, oppure da chi vi aveva contribuito, o anche da chi non c’entrava proprio nulla), un giorno questo libro potrebbe passare alla Storia come il primo che contenga più parole di introduzioni che di testi.
E questo potrebbe anche essere il motivo per cui quest’estemporanea e indegna introduzione generale è finita qui, mentre la doverosa prefazione dell’autore è finita in coda al volume come postfazione forse per non intasar troppo di scritti le prime pagine.
Dopo i suoi lavori e personaggi qui proposti o riproposti (le vignette di “I Sogni dei Bonelliani”, “@ Prenderlo nel Baugigi” e “Scorie”, le storie a fumetti con “Battista il Collezionista” e “Sambukan”, le tavole di “Meglio l’Ergastolo” e “Eggs”), che cos’altro escogiterà ancora l’instancabile e inarrestabile Filippo Pieri?
Prova di stampa del libro

Conoscendolo, non mi sorprenderei se un giorno, ispirandosi alla copertina di questo libro su cui lui stesso è raffigurato in veste di pompiere (visto che dei fumetti, come del pollo, non si butta via niente), inventasse un personaggio sul tipo di “Piero Pieri il Pompiere”… ma sono stato al tempo stesso meravigliato e grato che, al di là della citazione del draghetto Grisù, un gioco di parole del genere non fosse contenuto all’interno.
In conclusione, tutto ciò che si può dire per il momento è che, mentre arrivavano e passavano terremoti, pandemie, guerre, carestie, alluvioni e ogni tipo di altri disastri, naturali e non, noi siamo ancora qui.
E poiché come scrive Filippo nella sua postfazione, il vizio del Fumetto è qualcosa a cui non possiamo proprio fare a meno di dedicarci in un modo o nell’altro, l’inevitabile domanda finale, che prima o poi potrebbe anche dare origine a una nuova serie di vignette scritte da Filippo, è… 
Riusciranno mai a farci smettere?



Kant




NON VOLEVO FARE IL POMPIERE (MA IL FUMETTARO)

Testi: Filippo Pieri

Disegni: Tommaso Ferretti, Kant, Cryx, Matteo Piccinini

Introduzioni: Andrea Cantucci, Antonio Marangi,
Alessio Bilotta, Francesco Manetti, Matteo Piccinini

Brossurato, 96 pagine in bianco e nero

Amazon, 2021, € 4,99 copertina Flessibile, 10,50 Copertina rigida, 2,99 Ebook

ISBN 9798719963648



Piero il pompiere, che dà il titolo al libro














sabato 17 luglio 2021

L’OSCURA ORIGINE DELLA TENEBROSA SAGOMA DI BATMAN - Parte 1: E se un Uomo-Pipistrello fosse veramente esistito due secoli fa…?

 

Batman - Caped Crusader, nuova serie animata prevista per il 2022

Leggere divagazioni tra le nuvole di Andrea Cantucci



“… era apparsa una misteriosa figura, di almeno sei piedi d’altezza, nera, macabra,

e che distendeva ciò che sembrava essere un paio d’ali dalle sue spalle.”

dalla serie a fascicoli Spring-heeled Jack (1904)



Il mito dell’Uomo-Pipistrello è più vivo che mai. Sono imminenti nuove versioni animate e cinematografiche e anche da noi se ne continuano a ristampare storie antiche e recenti e se ne rivedono in TV i vecchi telefilm.

Batman & Bill Finger sulla copertina di Bill the Boy Wonder (2012)

Speriamo prima o poi di vedere tradotta in italiano pure la biografia a fumetti del 2012 “Bill the Boy Wonder, the Secret Co-Creator of Batman” (Bill il Ragazzo Meraviglia, il Segreto Co-Creatore di Batman) scritta da Mark Tyler Nobleman con i disegni di Ty Templeton, la vera storia di come Batman fu creato nel 1939 con il determinante apporto dello scrittore Bill Finger, a cui il disegnatore Bob Kane sottrasse ogni riconoscimento e diritto d’autore prendendosene tutto il merito, grazie al fatto di essere lui a tenere i contatti con l’editore.

Batman & Bill, poster del documentario del 2017

Anche il regista Don Argott, nel 2017, ha dedicato a Finger il documentario “Batman & Bill, A Secret Identity Finally Revealed” (Un’Identità Segreta Finalmente Svelata), che sarà altrettanto difficile vedere in italiano.

Batman nel 1°disegno di prova di Bob Kane (1939)

In realtà Bob Kane, ricalcando una posa di Flash Gordon, aveva ideato un superman biondo dalla tuta rossa, con mascherina alla Phantom e ali copiate dalle macchine volanti di Leonardo, che dovevano fargli da aliante e ricordavano i pipistrelli. Quindi scelse come nome The Bat-Man e poi mostrò i bozzetti all’amico Bill Finger.

Batman nella 1a copertina su Detective Comics n°27 (primavera 1939)

Finger, che dal 1938 gli scriveva le storie, suggerì d’aggiungere un cappuccio fin sul naso per farlo somigliare di più a un pipistrello, delle sole fessure bianche per gli occhi, dei colori grigio-scuri per renderlo più sinistro, un mantello sagomato ad ali di pipistrello invece dell’aliante, dei guanti… insomma tutto ciò che ora identifica Batman, senza contare che si devono a Finger anche la prima impostazione della serie, il nome Bruce Wayne (dal re di Scozia Robert Bruce e dal generale del ‘700 Mad Anthony Wayne), la storia delle origini di Batman, l’ideazione di buona parte dei primi comprimari e antagonisti, la città di Gotham, la Batmobile, ecc. ecc…

Batman nella sua 1a apparizione (primavera 1939)


Ma appurato che gran parte del merito fu di Finger, da dove presero l’idea del costume dalla silhouette con orecchie appuntite a mo’ di corna e mantello plissettato, con tanto di logo a sintetizzarla? Avevano davvero inventato solo per puro intuito, da un momento all’altro, quella che sarebbe diventata una delle più famose icone degli ultimi 80 anni, ispirazione per molte generazioni di autori e inesauribile fonte di guadagni?

Batman sulla sua 2a copertina (1939)


Dato che prima di Batman nei comics USA non c’era nulla di simile, a parte la calzamaglia e gli occhi bianchi di The Phantom, è evidente che il suo costume fu ispirato anche da altri media, dai personaggi letterari e cinematografici con maschere e mantelli neri d’inizio ‘900, come il Fantasma dell’Opera e Zorro, e dai violenti vigilanti dei romanzi pulp degli anni 1930, di cui Finger era un appassionato lettore, quali The Shadow e The Spider. Ma la sua figura potrebbe anche risalire a 100 anni prima… ed essere esistita nel mondo reale (!).
come appare Spring Jack nel 1°racconto del 1838

Risulta da cronache inglesi che dal 1837 l’essere detto Spring-heeled Jack (Jack Dai-tacchi-a-molla), iniziò a fare incursioni a Londra e altre località. Non fu mai preso né si scoprì mai chi fosse, ma aveva aspetto e doti affini al futuro Batman: alto, slanciato, cappa scura a forma d’ali di pipistrello, maschera e casco con orecchi aguzzi o corna, tuta lucida aderente di tela cerata o gomma, occhi luminosi, stivali al ginocchio, capacità di compiere enormi balzi (da cui il nome) e di deviare o evitare i proiettili… e, in più, una risata beffarda (come The Shadow o il Joker), lunghi artigli (come Wolverine o Freddy Krueger) e il potere di sputare fiamme blu.

come fu accolto Spring-heeled Jack a Lincoln (1877)

Ritenuto un demone nel folclore popolare, Spring-heeled Jack fu l’eroe d’avventure immaginarie fin dal 1838, quando il racconto “The Spring Jack” di Peter Piper ne spiegò i salti con delle potenti molle fissate agli stivali.

comico Spring-heeled Jack di William Reynolds (1878)

Altre sue apparizioni del 1877 alla caserma di Aldershot e sui tetti di Lincoln, dovute a dei probabili imitatori, ispirarono anche un fumetto di una pagina di William Reynolds nel 1878, sul giornale comico ”Funny Folks”.

Copertina di Spring-heeled Jack - serie del 1863 cap.1

In molti drammi teatrali Jack è un criminale, ma nei fascicoli illustrati a puntate intitolati ”Spring-heeled Jack, The Terror of London” è invece un vigilante altolocato che difende i più deboli, perseguita i malvagi, vendica torti e usa un costume demoniaco per suscitare il terrore nei colpevoli… esattamente come farà poi Batman.

Copertina di Spring-heeled Jack - serie del 1863 cap.45

Essendo pubblicazioni di vari editori, e con autori spesso anonimi, l’identità di Jack cambiava sempre. Nella serie in 40 albi del 1863 si suggerisce che sia il marchese di Waterford (realmente esistito e che fu davvero sospettato), qui visto come un nobile pentito che denuncia i soprusi dell’aristocrazia difendendone le vittime.

Copertina di Spring-Heeled Jack - serie del 1886 n°1

Nella storia uscita sulla collana“The Boy’s Standard” tra 1878 e 1879, è il baronetto Jack Dacre a mascherarsi per riappropriarsi della sua eredità, usando doti speciali acquisite in oriente (come farà anche The Shadow).

Copertina di Spring-heeled Jack - serie del 1886


Tra 1885 e 1897, l’alter ego letterario di Jack assume altri nomi ancora, Oliver Howard, John Ashton o Jack Langton, e spesso agisce in seguito a ingiustizie che hanno colpito dei suoi familiari (come sarà per Batman).

Copertina di Spring-Heeled Jack - serie del 1904 n°1 (dipinto di Robert Prowse)

Nei 48 albi della serie del 1886, la sua identità resta segreta fino all’ultima puntata, quando si toglie una tuta da demone che era così attillata da farlo sembrare nudo, (come quelle dei moderni supereroi disegnati).
Copertina di Spring-Heeled Jack - serie del 1904 n°2 (dipinto di Robert Prowse)


Nell’ultima serie di 12 albi del 1904, ma ambientata nel 1805, attribuita ad Alfred Burrage, è il nobile tenente Brentam Wraydon che diventa Spring-heeled Jack dopo un’ingiusta condanna per cui deve fingersi morto, un po’ come il Conte di Montecristo, col quale condivide l’ossessione della vendetta (comune anche a Batman).

da una versione teatrale de Il Vampiro di John W.Polidori (1820 circa)

Wraydon ha perfino le stesse iniziali di Bruce Wayne e, come lui, usa le sue ricchezze per creare, in un covo sotterraneo, trucchi e congegni che simulano doti sovrumane. Inoltre, ha un fedele servitore di nome Denis (come il Bernardo di Zorro e l’Alfred di Batman) e con la spada lascia il segno della S (come la Z di Zorro).

da Varney the Vampire - copertina del n°1 (1845)

Ma anche altri personaggi inglesi dell’800 imitarono i pipistrelli. Le ali tipiche dei demoni passarono ai vampiri dopo che, nel ‘700, i pipistrelli vampiri sudamericani furono studiati meglio e divennero più conosciuti. Già il 1° vampiro letterario, il Lord Ruthven creato nel 1819 da John W. Polidori, pur senza tramutarsi in pipistrello, fin dalle prime versioni teatrali del 1820 apparve in alcune scene con un mantello nero che ne imitava le ali e la moda dei vampiri che ne seguì potrebbe aver poi ispirato anche le prime apparizioni di Spring-heeled Jack.

da Varney the Vampire n°20 (1845)

Il mantello che in un disegno di scena copriva Ruthven fin sulla testa, fu poi ripreso, in mezzo a demoni dalle ali di pipistrello, sulla copertina n°1 della lunga serie a puntate ”Varney the Vampire” uscita tra 1845 e 1847.

dal Der Truwwelpeter - Oswald il bambino-pipistrello (1845)

Ma pur portando un mantello nero anche in altre illustrazioni, neppure Varney muta fisicamente in pipistrello. Tale metamorfosi fu invece illustrata dal tedesco Heinrich Hoffmann nel libro del 1845 “Der Struwwelpeter” (Pierino Porcospino), in cui il piccolo Oswald sta tanto alzato fino a tardi da diventare un bambino-pipistrello.


dal n°48 dei Capriccci di Goya - una strega-pipistrello (1799)


Nel 1846 la leggenda portoghese delle Bruxas (Streghe) che di notte diventano pipistrelli giganti e succhiano il sangue, fu riportata da William H. G. Kingston nel racconto “The Bruxa”, da lui stesso rielaborato nel 1862.

dalla 1a edizione di Vikram and the Vampire - illustrazione di Ernest Griset (1870)

E poiché in India gli spiriti baital hanno lunghe zanne e s’appendono a testa in giù come i pipistrelli, 11 storie dal libro ”Baital Pachisi” (25 Storie d’un Baital), adattate da Sir Richard F. Burton, uscirono in Inghilterra nel 1870 col titolo “Vikram and the Vampire” e l’illustratore Ernest Griset li ritrasse come degli uomini-pipistrello.

dalla storia Carmilla - illustrazione di David Henry Friston (1872)


La vampira della storia del 1871 “Carmilla”, di Joseph S. Le Fanu, quando non è un “animale nero simile a un gatto mostruoso”, indossa “un ampio abito scuro”, reso in un’illustrazione con un mantello nero che le copre la testa e le spalle simile a quelli di Ruthven e Varney, e in un punto della storia porta anche una maschera.

dalla tragedia Faust - Henry Irving come Mefistofele ritratto da Bernard Partridge (1886)


Infine, nel romanzo del 1897 “Dracula”, Bram Stoker s’ispirò ai precedenti del folclore e della letteratura, al libro del suo amico Burton e al Mefistofele interpretato dall’attore Henry Irving, di cui era segretario, e creò un vampiro col potere di trasformarsi in pipistrello e dal mantello che “si apre attorno a lui come grandi ali”.

Dracula - edizione in ungherese del 1898


Già nella prima illustrazione nota del romanzo, in copertina di un’edizione ungherese del 1898 riscoperta solo di recente, su una spalla di Dracula s’intravede ciò che può essere sia un mantello che l’ala di un pipistrello.

Dracula - edizione inglese del 1901

Anche su copertine inglesi d’inizio ‘900, Dracula indossa una cappa scura molto simile a due ali analoghe.

Dracula - edizione inglese del 1919 (copertina di Edgar Holloway)

E dopo l’uscita del romanzo di Stoker, sui giornali illustrati britannici apparvero varie storie di altri personaggi volanti, dai neri costumi alati e dall’aspetto altrettanto minaccioso, ma che spesso… combattono il crimine.

drammatica intestazione di The Human Bat (1899

Nel proto-fumetto “The Human Bat” (Il Pipistrello Umano), uscito dal 1899 al 1901 su “The Funny Wonder”, l’alternarsi di più autori generò contraddittori cambi di trama. Prima il Pipistrello è un vendicatore anarchico identificato con Spring-heeld Jack, che ha inventato un costume volante e vuole rovesciare ogni governo. Poi diventa il giovane aristocratico irlandese John Holloway, che per salvare suo padre, riceve dal maggiordomo una tuta con cui può planare nell’aria e continua poi a usarla contro i criminali… da una base in una caverna.

due immagini dalla parodia di Tom Browne di The Human Bat (1899)

Questa confusa serie precorritrice di Batman ebbe abbastanza risonanza da esser subito parodiata su “Chips Illustrated”, in una tavola di Tom Browne con i suoi allora famosi personaggi Weary Willie & Tired Tim.

due uomini-pipistrello si scontrano in The Winged Man (1913)

Su “The Wonder”, nel 1913 uscì anche il romanzo a puntate “The Winged Man” (L’Uomo Alato), presentato come “versione migliorata di Spring-heeled Jack”, in cui un altro vigilante vendicatore vola grazie a una tuta dalle ali di pipistrello e, per affrontarlo, anche il detective protagonista si procura un costume alato simile.

eroe alla Batman nell'intestazione di Batsowl (1918)

                                           
Su ”Chips Illustrated” usciva nel 1918 la storia a puntate “Batsowl”, il cui eroe Desmond Devance, 20° conte di Batsowl, “vola per mezzo di enormi ali da pipistrello modellate in modo da ripiegarsi sul suo corpo come un mantello” e usa il segreto del volo tramandato nella sua famiglia “per riparare i torti dei suoi antenati”.

Hooded Unknown su Nelson Lee Library n°507 (1925)

Su “The Nelson Lee Library”, nel 1925 lo studente Richard Hamilton, per opporsi a situazioni tiranniche nella sua scuola, cela il volto sotto una toga nera e diventa “The Hooded Unknown” (L’Ignoto Incappucciato).

illustrazione della serie Fying Justice (1927)

Sulla rivista “The Boy’s Friend”, nel 1927 uscì la serie “Flying Justice” (Giustizia Volante), su un uomo evaso dopo essere stato arrestato ingiustamente, di nome Roger Falcon, che riceve da uno scienziato un paio d’ali meccaniche e le usa per rimediare ai torti subiti, indossando… una tuta nera e una maschera da pipistrello.

illustrazione e titolo di Shade the Shadower (1933)

Nel 1930, apparve sulla rivista “Wizard” un altro supereroe mascherato inglese ante litteram, Captain Q, dotato a sua volta di due grandi ali di pipistrello meccaniche con cui può volare. Ha delle caratteristiche simili anche Shade the Shadower (Shade l’Inseguitore), un altro vigilante uscito su ”Chips Illustrated” nel 1933.

ritratto del Black Flash da un dipinto di Jonathan Morrill (2020)

Tutte queste storie illustrate si videro all’epoca solo in Gran Bretagna ed è difficile che Finger le conoscesse, ma proprio tra 1938 e 1939 un essere inafferrabile dagli altissimi salti, in tutto simile a Spring-heeled Jack, fu segnalato negli USA, a Silver City, Baltimora e Provincetown (Cape Cod). Fu descritto alto oltre 2 metri, con veste scura, mantello nero, cappuccio, orecchie a punta, occhi feroci brillanti, capacità di sputare fiamme blu e di saltare ridendo recinti alti 3 metri in un sol balzo. Chiunque fosse, nessuno lo collegò agli eventi di cento anni prima, poco noti in America, e a Provincetown fu infine battezzato “the Black Flash” (il Lampo Nero).

segnalazione del Black Flash sul Boston Globe del 24 Ottobre 1939

Vista la coincidenza delle date, chissà se qualche articolo su quell’essere possa aver contribuito a ispirare a Finger le idee per il costume di Batman. In effetti, ciò spiegherebbe le somiglianze con Spring-heeled Jack…

Spring Heel Jack in un'interpretazione del XX secolo

Ma è probabile che molti dettagli si siano trasmessi indirettamente, passando per imitazione dall’uno all’altro dei vari vigilanti mascherati, e che Finger e Kane abbiano visto solo le versioni successive apparse negli USA, come Zorro e The Shadow, forse in qualche modo derivati da Spring-Heeled Jack ma in cui l’originale aspetto da demone o vampiro, dalle ali di pipistrello, era ormai andato perduto o era stato rielaborato diversamente.

Spring-heeled Jack nell'interpretazione di Anthony Wallis

È interessante però che gli autori di Batman siano riusciti a recuperarlo ricollegandosi a tenebrosi personaggi apparsi poco prima, che sicuramente influenzarono sia il suo costume che vari altri elementi della serie.

un ostile Batman da un volume in uscita a Settembre 2021

Tra 1915 e 1938 uscirono infatti film e spettacoli teatrali di successo, più o meno collegati ai pipistrelli, in cui si ebbero delle svolte determinanti per la futura iconografia di Batman, al punto che l’influenza sul suo costume di un paio di film fu dichiarata dai suoi stessi creatori. Ma ne parleremo nella prossima bat-puntata.




(continua nella seconda parte)




mercoledì 14 luglio 2021

TRA LE NOVITA' PIU' INTERESSANTI DI AMAZON, ARRIVA NON VOLEVO FARE IL POMPIERE (MA IL FUMETTARO)


Il mio libretto "non volevo fare il pompiere (ma il fumettaro) ovvero il meglio e il peggio di 25 anni di fumetti da Battista il Collezionista ai sogni dei bonelliani, è balzato all'undicesimo posto tra le novità più interessanti di Amazon, quindi ad un passo della TopTen.

 Grazie a tutti quelli che lo stanno supportando.💜

Aggiornamento del 28 Luglio 2021


Il mio libretto (incredibile ma vero) è entrato nella top ten! Grazie a tutti