sabato 13 novembre 2021

FORSE SVELATE LE VERE ORIGINI DI DIABOLIK… E se il Re del Terrore in realtà fosse nato dal Re della Risata?

 

Diabolik serio e in versione comica disegnato da Silvia Ziche

Leggere divagazioni tra le nuvole di Andrea Cantucci


È da poco scomparso, a 90 anni, un fumettista noto soprattutto ai fan di Diabolik, Enzo Facciolo, disegnatore che dal n°10 del novembre 1963 impostò lo stile grafico quasi definitivo delle storie del Re del Terrore e continuò a contribuire a realizzarle fino a oggi, pur con una pausa tra 1979 e 1998. A lui si deve la fisionomia definitiva dello stesso protagonista, basata sull’attore Robert Taylor su esplicita richiesta delle sue autrici.

 Ispirazioni da Robert Taylor per volto di Diabolik in un disegno di Enzo Facciolo

Tra poco uscirà poi nelle sale il film “Diabolik” diretto dai Manetti Bros., ispirato al remake del 3° episodio col primo incontro tra il nero criminale e Eva Kant. Si è preferito narrare tale storico evento e non le sue origini, perché altrimenti non si sarebbe potuto esibire il suo costume e le altre sue più tipiche caratteristiche.

 L'attore Luca Marinelli nel nuovo film di Diabolik (2021)

Del resto, nonostante tanti episodi dedicati al suo passato, chi sia Diabolik resta avvolto nel mistero, essendo stato raccolto in mare neonato da dei criminali, cosicché nessuno ne conosce le vere origini e il vero nome.

 Neanche Diabolik sa chi è (dal 107° episodio del 1968)

C’è chi ha ipotizzato che Diabolik sia figlio di Fantômas, primo antieroe letterario descritto come “inguainato dalla testa ai piedi in una calzamaglia nera”, che in mare trovò una fine nel 1914 e la cui 2a serie proseguì poi fino al 1963. Poiché Diabolik esordì nel 1962, tale passaggio di consegne appare perfino possibile. Ma al di là dell’origine fittizia, da dove la creatrice Angela Giussani ha tratto diretta ispirazione per Diabolik?

Primo romanzo di Fantomas (1911) e una delle prime pubblicità di Diabolik (1963

Com’è noto il suo n.1 ricalcava in effetti il 1° romanzo di Fantômas del 1911, con delle scene identiche, come quella del padre che accusa il figlio d’omicidio, o della donna in manicomio che dà in escandescenze appena riconosce l’assassino, ed è risaputo l’aneddoto sull’autrice che avrebbe trovato quel libro in treno, privo però di conferme ufficiali. Di certo si sa solo che ne possedeva una copia, in un’edizione italiana del 1915, e se l’avesse davvero trovata per caso 47 anni dopo, abbandonata su un treno, sarebbe stata molto fortunata…

Primo romanzo di Fantomas di proprietà di Angela Giussani (ristampa del 1915)

Il titolo del 1° capitolo di quel romanzo, “Il Genio del Delitto” , diventò quello del n°5 di Diabolik e il colpo di scena finale, col condannato sostituito, fu usato su Diabolik n°3 (dal titolo simile al volume 11 di Fantômas).

Titoli e copertine simili per Fantomas vol.11 (1913) e Diabolik n°3 (1963)

Dal quartiere Belleville di Parigi citato in un punto del libro, può essere derivata Clerville, l’immaginaria città-stato in cui Diabolik risiede e colpisce, e anche i comprimari furono ricalcati su quelli di Fantômas: l’ispettore Ginko invece dell’ispettore Juve, Gustavo Garian al posto del giornalista Jérôme Fandor (entrambi sospettati d’omicidio nella 1a storia e scagionati dall’ispettore con cui stringono amicizia) e, dal n°3, Lady Kant invece di Lady Beltham (entrambe vedove di un lord che aveva vissuto in Africa e complici dapprima esitanti del criminale). Ma naturalmente, tra Fantômas e Diabolik, vi sono anche alcune piccole differenze…

Un Fantomas dei serial francesi (1914) e di un'edizione italiana (1928) e il primo Diabolik (1962)

Fantômas nascondeva il volto “sotto un lungo cappuccio, una maschera fluttuante”, non un passamontagna aderente, e, benché fosse capace dei più incredibili travestimenti (così come il suo nemico Juve del resto), nei libri non usava delle improbabili, per non dir impossibili, maschere di plastica che riproducono le fattezze di chiunque. Solo nei film di metà anni 1960 ne fu attribuito l’uso anche a lui, riprendendo l’idea da Diabolik.

 Un'immagine da Diabolik n°1 (1962) e una dal film Fantomas '70 (1964)

Come sarà quindi avvenuto esattamente, il passaggio dalle caratteristiche dell’uno a quelle dell’altro? Sarà stato dovuto solo a un’Angela Giussani alla prima esperienza di scrittrice, o l’autrice si sarà ispirata anche ad altri intermedi epigoni di Fantômas? Già, perché dalla sua nascita Fantômas di epigoni ne ha avuti, eccome…
1915 - Locandina in inglese del serial Les Vampires

Dei costumi neri attillati, più simili a quello che poi avrebbe portato Diabolik, erano già stati indossati da un’intera banda di ladri nel serial cinematografico francese del 1915 “Le Vampires” (I Vampiri) di Louis Feuillade, regista che poco prima, tra 1913 e 1914, aveva anche diretto ben cinque brevi serial di Fantômas.

1915 - Musidora nelle vesti di Irma Vep in Les Vampires

Il capo della banda de I Vampiri era una donna, Irma Vep, interpretata dall’attrice Musidora, ma il passaggio dal cappuccio alla Fantômas al passamontagna alla Diabolik avvenne con tali film, 47 anni prima dell’esordio dell’antieroe ideato da Angela Giussani, il ché non significa per forza che l’autrice li avesse visti. Tra l’altro da “Les Vampires” furono tratti anche dei libri, le cui copertine avrebbero potuto da sole ispirare Diabolik.

1916 - Primo romanzo della serie Les Vampires

Per il nome Diabolik, Angela e la sorella Luciana Giussani, a lungo coautrici dei testi della serie, intervistate dichiararono solo che fu ispirato all’antiquato termine “diabolo” (dal latino diabolus e dal greco diabolos), che sta per diavolo, ovvio. Ma si dà il caso che tra 1922 e 1923 Diabolos fosse stato un altro nome di Fantômas…

1921 - Locandina del 2°episodio del serial americano Fantomas

Nel 1921 fu infatti prodotto negli USA il serial “Fantomas” in 20 episodi, ma quando uscì in Francia, l’autore superstite del personaggio, Marcel Allain, non approvò come era stata rielaborata la sua opera e la serie fu presto ritirata e ridistribuita, in quel paese, col titolo “Les Exploits de Diabolos” (Le Imprese di Diabolos).
1923 - Romanzo tratto dal serial Les Exploits de Diabolos

Angela Giussani si sarebbe quindi ispirata per il nome del suo antieroe a questo serial in versione francese di 40 anni prima, oggi perduto? O al romanzo che ne fu tratto nel 1923, dallo scrittore F. J. Janin? È difficile dirlo, poiché al solito non ci sono conferme, ma da lì può essere iniziata l’associazione tra un criminale alla Fantômas e un nome simile a Diabolo. In altri casi, dei simili assassini trasformisti assunsero altri nomi, come Il Distruttore, apparso nel romanzo di Agatha Christie del 1927 “The Big Four” (Poirot e i Quattro).

1939 - The Phantom Blot (Macchia Nera) esordisce nelle strip di Mickey Mouse

Nei fumetti comici si mascherano con costumi neri alla Fantômas i criminali Macchia Nera, nato nelle strisce di Topolino nel 1939, e Zagar, creato nel 1946 da Jacovitti come acerrimo nemico del suo arcipoliziotto Cip.

1946 - Zagar esordisce nella storia Cip contro Zagar

Zagar derivò il suo nome dal precursore di Fantômas del 1909 Zigomar, è capace dei travestimenti più strani e incredibili, la sua tuta col tempo divenne così stretta da sembrare quasi la sua pelle (un po’ come sarà per Diabolik) e, in seguito, porterà dei guanti chiari simili a quelli di Fantômas sui poster di un film del 1947.

1947 - poster del film Fantomas e uno Zagar del 1974 cogli stessi guanti

Macchia Nera in originale ha un nome che evoca direttamente quello di Fantômas (The Phantom Blot, cioè la Macchia Fantasma), all’inizio sotto la larga veste indossa una calzamaglia nera attillata e in una storia italiana del 1955 usa per mimetizzarsi un costume bianco, come farà Diabolik sul n°7 del 1963 e nel film del 1968.

1955 - Macchia Nera vestito di bianco come Diabolik sul n°7 (1963) e al cinema (1968)

Suona poi come Diabolik il titolo d’un film francese del 1954 di Henry G. Clouzot che le Giussani potrebbero aver visto, “Les Diaboliques” (I Diabolici), la cui grafica scritta come col sangue sui poster italiani anticipava quella della testata del loro albo disegnata da Remo Berselli, soprattutto nella prima versione poi scartata.

1956 - Locandina italiana di Les Diaboliques e 1a versione scartata della testata Diabolik (1962)

Giungiamo all’aprile 1957, quando lo scrittore italiano Italo Fasan pubblicò sotto lo pseudonimo Bill Skyline il romanzo “Uccidevano di Notte”, su un serial killer chiamato… Diabolicus. Il nome, forse ispirato al Fantômas-Diabolos del 1922, o forse all’allora recente film “I Diabolici”, poteva passare inosservato, essendo apparso sulla collana “Gialli della Metropoli” di un piccolo editore, ma l’anno dopo qualcuno parve trarne ispirazione…

1957 - Copertina del romanzo Uccidevano di Notte

Il 14 febbraio 1958 a Torino, un giovane operaio fu ucciso a colpi di trincetto e il suo assassinio, 11 giorni dopo, fu rivendicato per lettera da qualcuno che si firmava… Diabolich (!), a volte scritto senza l’Acca finale.

1958 - 1a lettera firmata Diabolich

In un’altra lettera, con cui il mese dopo annunciò che avrebbe compiuto altri delitti, l’assassino scrisse di riferirsi a sé stesso come Diabolic, senz’Acca, quando avvertiva e Diabolich, con l’Acca, quando uccideva.

1958 - 2a lettera firmata Diabolic

Può darsi che nelle intenzioni dell’assassino l’Acca, come d’uso in italiano, dovesse servire a marcare di più il suono della C dura, suono che si sarebbe potuto anche scrivere in modo più chiaro e univoco con… la Kappa.

1958 - Articolo de La Stampa di Torino sull'omicidio compiuto da Diabolich

Il caso fece un certo scalpore, tanto da essere riportato pure in Francia, e l’editore del romanzo di Fasan si affrettò a ripubblicarlo, a marzo 1958, stavolta col vero nome dell’autore e il titolo modificato in “Diabolic”.

1958 - Copertina di Curt Caesar del romanzo Diabolic di Italo Fasan

Molti hanno affermato che Angela Giussani si sarebbe ispirata a questo omicida mai identificato, o a questo romanzo, per il nome Diabolik, ma ancora una volta non ci sono conferme ed è anche possibile che non ne avesse sentito parlare, poiché il caso ebbe sì molta risonanza sulla stampa torinese ma non altrettanta su quella di Milano, dove l’autrice viveva, e il romanzo non ebbe poi un grande successo o vastissima diffusione.

1961 - Copertina di Big-Ben n°1

La prima ispirazione per la creazione di un personaggio mascherato dovette invece venire a Angela Giussani dalla 1a serie a fumetti pubblicata dalla sua editrice Astorina tra 1961 e ‘63, “Big-Ben”, edizione italiana della strip pugilistica statunitense “Big Ben Bolt”, sul cui n°10 apparve un boxeur dalla “maschera di plastica” che, riprodotta sulla copertina di una successiva raccolta, fece registrare un’improvvisa impennata delle vendite.

1962 - Copertine di una raccolta di Big-Ben e di Diabolik n°1, entrambe di Brenno Fiumali

Da quella strip, dai tipici grigi a retini, è probabile che Angela Giussani abbia preso l’idea di usare analoghi retini anche sul nuovo albo che, agli inizi, sarebbe stato realizzato con stile affine a quello del disegnatore di “Big Ben Bolt”, John Cullen Murphy. Le fisionomie di vari personaggi delle prime storie di Diabolik furono ricalcate su quelli di “Big-Ben” e l’idea della pantera da cui Diabolik avrebbe preso il nome, citata nella storia delle origini del 1968, può esser stata ispirata da una tigre di nome Satana, apparsa su n°16 di quella serie.

1962 - La tigre Satana su Big-Ben n°16 e la pantera Diabolik dal 107°albo di Diabolik (1968)

L’idea di un antieroe dal preciso nome e costume potrebbe esser poi derivata direttamente da un certo film… che potrebbe aver spinto l’aspirante autrice ad andarsi anche a leggere, o rileggere, i romanzi di Fantômas.

1962 - Poster del film Totò Diabolicus

Quello che infatti fu certamente ispirato, almeno in parte, dall’omicidio del 1958 fu un film comico diretto da Steno e interpretato dal grande Totò, “Totò Diabolicus”, uscito ad aprile 1962 e che non è, come oggi molti pensano, una parodia di Diabolik, il cui 1° albo sarebbe apparso in edicola solo a novembre di quell’anno, ma con l’immediatamente successiva serie di Diabolik ha in effetti varie sospette affinità, a cominciare dal nome.

Locandina del film Kind Hearts and Coronets (1949)


Il nome Diabolicus per l’assassino del film doveva certo esser stato ripreso dalla prima versione del romanzo di Fasan, dopo il clamore suscitato dal suo quasi omonimo imitatore nel mondo reale. Per il resto la trama ricalcava un film inglese del 1949 di Robert Hamer dal macabro humour nero tipicamente anglosassone, “Kind Hearts & Coronets” (alla lettera Cuori Gentili e Corone Funebri, in Italia noto come Sangue Blu), in cui un gentiluomo elimina uno ad uno tutti i suoi nobili parenti, interpretati da un camaleontico Alec Guinness, per vendicar la madre che era stata ripudiata e impossessarsi dell’intero patrimonio di famiglia. Nella parodia italiana del ’62, ovviamente è Totò a interpretare sia tutte le vittime che il colpevole, con effetti esilaranti.

Locandina del film Totò Diabolicus (1962)

Sulle locandine, si può notare come anche il titolo del film con Totò fosse spesso scritto in caratteri rossi tutti maiuscoli, come la futura testata di Diabolik, ma tali vaghe analogie potrebbero anche essere solo casuali.

Nera tuta di Diabolicus nel film di Steno (1962)

In “Totò Diabolicus” c’è un altro elemento fondamentale, ispirato probabilmente a Fantômas ma forse anche ai ladri del serial “Les Vampires”, che anticipa direttamente Diabolik. Il misterioso assassino per commettere i suoi delitti indossa una tuta nera, con tanto di passamontagna che gli nasconde del tutto la testa, e per di più è sempre armato di pugnale, ovvero proprio quella che sarà l’arma preferita dell’antieroe delle Giussani.

Pugnale alzato da Diabolicus per colpire

Non solo, ma in certe foto promozionali e locandine del film, Totò indossa un cappuccio stile Mefisto il cui orlo superiore termina a punta in mezzo alla fronte, come… l’apertura per gli occhi del cappuccio di Diabolik.

Ritratto fotografico di Totò nelle vesti di Diabolicus

Dato che il 1° albo del Re del Terrore sarebbe uscito sette mesi dopo quel film, se ne può dedurre che la sua creatrice lo avesse visto, senza che ci possano essere molti dubbi in proposito, anche per un ulteriore piccolo dettaglio rivelatore. Diabolik infatti non era l’unico nome in lizza per il personaggio e l’altro nome possibile a cui Angela Giussani aveva pensato per il suo inafferrabile criminale era, guarda caso, proprio… Diabolicus (!).

Scena di Totò Diabolicus con Béatrice Altariba

Anche la bella amante che nel film si presta con molte esitazioni ad aiutar Diabolicus nell’eseguire l’ennesimo efferato delitto (interpretata dall’attrice francese Béatrice Altariba e probabilmente ispirata all’altrettanto titubante Lady Beltham complice di Fantômas), potrebbe aver suggerito il ruolo di Eva Kant nella serie.

Somiglianza tra Grace Kelly e la prima Eva Kant (1963)

Ufficialmente il viso dell’eterna compagna di Diabolik sarebbe stato basato su Grace Kelly (che si innamorava di un affascinante ladro interpretato da Cary Grant nel film di Hitchcock del 1955 “Caccia al Ladro”), ma tale ispirazione è evidente più che altro nella prima apparizione. In seguito ne resta traccia solo nel lungo collo, nei capelli biondi all’indietro e nella raffinata eleganza e, saranno coincidenze dovute alle mode, ma varie pettinature di Eva Kant paiono ricalcare piuttosto quelle sfoggiate nel corso degli anni da Béatrice Altariba.

Somiglianze tra Béatrice Altariba e Eva Kant


Insomma si ritrovano nel film con Totò, ancor più che nei libri o film di Fantômas, molti aspetti di Diabolik e, come se non bastasse, nel finale del film di Steno c’è anche un altro elemento ancora che dimostra, ormai quasi senza alcuna ombra di dubbio, come “Totò Diabolicus” sia stato veramente il prototipo di Diabolik…

Totò minacciato da Diabolicus

Nel finale infatti c’è un colpo di scena in cui una maschera di gomma riproduce, benché rozzamente, le fattezze di Totò in uno dei suoi ruoli e la guardia del corpo che la indossava è stata uccisa al suo posto. È possibile che quest’idea forzata e surreale, funzionale a una storia comica ed efficace solo nella penombra, abbia potuto ispirare ad Angela Giussani l’idea delle famose e molto più perfette maschere di Diabolik?

Totò nelle vesti di Diabolicus e un Diabolik comico di Silvia Ziche

Se è così (e a questo punto è estremamente probabile, se non certo), oltre a tutti i riconoscimenti che hanno avuto, si dovrebbero fare i complimenti alle sorelle Giussani anche per come sono riuscite a trasformare un comico film del Re della Risata nella ben più seria, e molto più longeva, saga avventurosa del Re del Terrore.



Andrea Cantucci

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